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COMITES EGITTO

09-10-2025 09:05 - Istituzioni
Comites Egitto e Consolato Italiano al Cairo: silenzio, ritardi e mancanza di trasparenza
Bilanci non pubblicati, assemblee assenti e nessuna risposta ai cittadini: cresce il malcontento tra gli italiani in Egitto.

Il Comites Egitto (Comitato degli Italiani all’Estero) e il Consolato Italiano al Cairo dovrebbero rappresentare un punto di riferimento per la comunità italiana residente in Egitto.

Secondo la legge n. 286 del 23 ottobre 2003, i Comites sono organi elettivi nati per tutelare gli interessi dei cittadini italiani all’estero, promuovere la partecipazione alla vita pubblica e collaborare con le autorità consolari nel miglioramento dei servizi.

Si tratta di enti finanziati con fondi pubblici italiani: il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) assegna ogni anno risorse economiche destinate alle attività istituzionali, culturali e sociali. Proprio per questo, i Comites hanno l’obbligo di operare nella massima trasparenza.

Cosa prevede la legge
La normativa e lo Statuto tipo dei Comites stabiliscono che:

  • il bilancio preventivo e consuntivo debba essere approvato e pubblicato ogni anno;
  • le assemblee debbano essere convocate almeno una volta ogni tre mesi;
  • i cittadini abbiano diritto a consultare gli atti e i verbali delle riunioni, per garantire la piena conoscenza dell’attività svolta e dell’utilizzo dei fondi pubblici.

Le irregolarità in Egitto
Nel caso del Comites Egitto, questi principi risultano oggi gravemente violati.
Ad oggi:

  • non è stato pubblicato il bilancio 2024, come invece previsto per legge;
  • l’ultima assemblea del Comitato risale al 13 aprile 2025, in palese violazione delle disposizioni che impongono riunioni periodiche.

Nonostante i ripetuti solleciti inviati sia al Comites sia al Consolato Italiano al Cairo, nessuno ha fornito risposte.
Un silenzio che va oltre la semplice inefficienza: rappresenta un gesto di maleducazione istituzionale e di mancato rispetto verso i cittadini italiani all’estero, che hanno pieno diritto a essere informati sull’operato di chi li rappresenta.

Doveri pubblici e responsabilità morali
Chi ricopre incarichi pubblici deve ricordare che la rappresentanza è un dovere civico, non un privilegio personale.
Ignorare le richieste della collettività, non pubblicare i documenti obbligatori e non convocare le assemblee significa venire meno ai principi di trasparenza, partecipazione e correttezza amministrativa.

La mancanza di risposte non è soltanto una forma di disinteresse: è un segnale di decadenza istituzionale e un atto di sfiducia verso i cittadini che, con il voto, hanno affidato un mandato di rappresentanza.

In attesa di risposte
Come cittadini e come parte della comunità italiana in Egitto, continueremo a vigilare e a chiedere chiarimenti.

La trasparenza è un diritto, non un’opzione.

E per molti di coloro che oggi scelgono il silenzio e la chiusura, il tempo sta per finire: alla scadenza del mandato, non potranno ricandidarsi.

Forse allora sarà possibile tornare a parlare di servizio, responsabilità e rispetto delle istituzioni.